[Enrico Peyretti • 16.02.04] La cultura del vincere è micidiale per lo stesso vincitore. Il caso estremo di Pantani (che sia suicidio o malore) oggi ce lo mostra, come alcuni psicologi dello sport (GR1 delle 7 del 16 febbraio) cominciano a spiegare: reggere il peso del successo, la solitudine del primo posto obbligatorio, le regole della competizione assoluta, è superiore alle forze umane, se non è accompagnato da grande virtù e umiltà, cioè da antidoto interiore al mito del vincere...

SPORT. PANTANI AVVERTE: VINCERE E’ UN PERICOLO

La cultura del vincere è micidiale per lo stesso vincitore. Il caso estremo di Pantani (che sia suicidio o malore) oggi ce lo mostra, come alcuni psicologi dello sport (GR1 delle 7 del 16 febbraio) cominciano a spiegare: reggere il peso del successo, la solitudine del primo posto obbligatorio, le regole della competizione assoluta, è superiore alle forze umane, se non è accompagnato da grande virtù e umiltà, cioè da antidoto interiore al mito del vincere. Lo sport guerresco di oggi, senza regole limitanti, è immagine della tetra pervasiva cultura che condanna a vincere. La felicità è nell’insieme, non nel sopra gli altri.
Così, la natura genuina della politica (arte del convivere in pace) non è nel potere sugli altri, neppure nell’avere numeri di voti superiori agli altri (il numero non è qualità), ma nella capacità del decidere insieme (lo mostra bene Hannah Arendt nella critica della violenza). Naturalmente non sa accettare di decidere insieme, contemperando i suoi interessi, chi ha il culto capitalistico del vincere, cioè di abbassare gli altri, dissociandosi dalla società.
Competere è infelicità perché divide, cooperare è felicità perché unisce. La nostra società competitiva è infelice. Pietà per le vittime, ignorate le più, adorate e sacrificate alcune, come Pantani. Pietà e meditazione per noi tutti.

Enrico Peyretti