Legge 185: Colpo di scena, con un blitz i senatori di maggioranza, amici dei mercenari e quindi «macellai», hanno approvato i primi due articoli. “E’ un colpo di mano della maggioranza” dichiara il senatore Nuccio Iovene (Ds). Ecco com’è andata e come stanno le cose. La preoccupazione e l’angoscia per la guerra in atto, forse, non erano abbastanza. Il Senato, a sorpresa, ha ripreso giovedì 20 marzo la discussione sul tema delle armi. “La maggioranza ha riavviato la discussione sul ddl 1547, che cambierà la legge 185 sul commercio delle armi”. Dall’Aula del Senato, il senatore Nuccio Iovene (Ds) ha lanciato l’ “allarme rosso” sul destino della 185. Nel calendario di oggi era prevista la discussione di ben 4 disegni di legge prima del 1547. “Ma questi provvedimenti sono stati rapidamente incardinati e in pochissimo tempo si è passati all’esame del disegno sulla 185” continua il senatore. L’opposizione ha richiesto la verifica del numero legale e dopo le ore 11 è riuscita a far sospendere la seduta per alcuni minuti. In quel momento, era stato già approvato il primo articolo e votati gli emendamenti del secondo articolo. “E’ chiaro che il governo sta cercando di sfruttare un momento in cui l’opinione pubblica è distratta dalla guerra” riflette Iovene, “E che, pagato un prezzo forte già ieri, in termini di immagine, nei confronti dell’elettorato cattolico, sta tentando di far passare i provvedimenti “indigesti” tutti in una volta”. Dopo la verifica del numero legale, alle 11.45 è ripresa la discussione sul ddl 1547. Sono stati respinti tutti gli emendamenti proposti dall’opposizione, quindi i senatori sono giunti alla votazione approvando anche l’articolo 2 del disegno di legge. Risultano dunque approvati i due articoli relativi alla ratifica dell’Accordo di Farnborough, mentre tutti i successivi, come è noto, sono più controversi perché vanno a incidere direttamente sulla legge 185, intaccandone l’efficacia. “La maggioranza e il governo – che pure hanno lasciato dormire il provvedimento dal luglio dello scorso anno – non hanno sentito il pudore di rinviare un dibattito sul commercio delle armi, proprio nel giorno in cui le armi venivano adoperate in modo tragicamente concreto” commenta il senatore Tino Bedin (Ulivo), che aveva proposto un emendamento aggiuntivo all’articolo 2, con il quale si chiedeva di fare salve tutti i principi ed i criteri della legge 185 proprio nell’applicazione concreta dell’Accordo di Farnborough. “La maggioranza ha driblato l’impegno, mettendo questo principio in un ordine del giorno che è stato accettato dal governo – prosegue Bedin – E’ evidente però che proprio il ricorso all’ordine del giorno è la conferma che sono fondate le preoccupazioni contenute nel mio emendamento e che sono diffuse nelle organizzazioni non governative”. La seduta è stata sospesa per dare modo alle commissioni Esteri e Difesa di riunirsi sulla questione della guerra in Iraq. La votazione del ddl 1547 riprenderà dunque martedì 25 marzo. Sulla questione, è intervenuto immediatamente anche il Forum del Terzo settore: “Alla tragedia si aggiunge la beffa” dicono i portavoce, Patriarca e Rasimelli, in una nota. “Ai Senatori della maggioranza chiediamo uno scatto d’orgoglio e di dignità e il rinvio immediato della discussione”.
SUONATE LE CAMPANE A MORTO
L’appello alle Chiese, ai costruttori di pace, ai Consigli comunali, lanciato da Alex Zanotelli e Mosè Mora (missionari comboniani), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele – Libera) e don Alessandro Santoro (parroco alle Piagge, Firenze) in occasione dell’inizio della guerra in Iraq. Aderisci anche tu. La guerra è alle porte. La guerra è alle porte, avallata da un voto criminale del nostro Parlamento. Per mesi i signori della guerra hanno spinto per il conflitto, cercando di trovare consenso e alleanze. Ma la moltitudine delle coscienze si è risvegliata, la gente comune ha ritrovato il senso di responsabilità. Ha tenuto alta la testa. Questi mesi hanno rivelato che i signori della guerra sono sempre più soli. In questo momento, il più difficile dalla seconda guerra mondiale, dobbiamo ancor più di prima osare la pace. Non ci possiamo arrendere, né rassegnare. Per questo chiediamo alle Chiese: di suonare a morto le campane della propria chiesa all’inizio del conflitto e tutti i giorni a mezzogiorno, ricollegandoci alle forti e chiare parole del papa: «Mai mai mai la guerra»; di tenere le porte delle chiese aperte anche di notte (almeno una chiesa per ogni diocesi) perché si innalzi al Signore una continua preghiera per la pace. A tutti i costruttori di pace chiediamo: di accendere in ogni famiglia, in ogni casa, un lume o una candela, con un momento di silenzio e di riflessione sulla pace, e di esporlo alla finestra per tutta la notte; di continuare a esporre la bandiera della pace e invitare gli altri a farlo; di boicottare la compagnia petrolifera che ha vinto l’appalto per le forniture all’esercito statunitense, non facendo rifornimento ai distributori Esso. Chiediamo infine: a tutte le persone di inviare una lettera di protesta ai propri parlamentari dichiarando di non poter più votare la preferenza per loro se hanno votato sì alla guerra; a tutti i Consigli comunali di riunirsi in seduta straordinaria nel giorno dell’attacco contro l’Iraq per deliberare il proprio no alla guerra e inviarlo al Governo. Questi sono alcuni segni possibili per tutti. Lasciamoci coinvolgere e contagiamo con i nostri gesti di resistenza anche chi ci vive accanto e chi incontriamo tutti i giorni, perché nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nelle nostre strade e nelle nostre chiese la voce della pace sia più forte della follia di questa guerra e di ogni guerra.