Giovedì 30 settembre 2010 alle ore 17,45 presso la Società Letteraria di Verona, in piazzetta Scalette Rubiani 1, secondo appuntamento della rassegna «C’era una volta la Mitteleuropa. Storia, Identità e Cultura degli Scrittori di confine» a cura di Paola Azzolini e Valeria Lo Forte.
RAINER MARIA RILKE: UNO SCRITTORE SENZA CONFINI
“Le Elegie di Rilke fra angeli e finitudine”
a cura di Francesco Roat
Presenta: Valeria Lo Forte (Responsabile Circolo dei Lettori di Verona)
Il secondo appuntamento della rassegna organizzata dal Circolo dei Lettori e dalla Società Letteraria di Verona in programma dal 23 settembre al 23 ottobre 2010 vedrà protagonista giovedì 30 settembre alle ore 17.45 il grande poeta e scrittore praghese di madrelingua tedesca Rainer Maria Rilke (1875-1926), della cui opera più importante, le “Elegie Duinesi”, lo scrittore e saggista Francesco Roat proporrà la sua recente traduzione Le elegie di Rilke fra angeli e finitudine (Alpha Beta Verlag, 2009).
Ingresso libero
Edite nel 1922, le Elegie duinesi non godettero subito di grande notorietà. Però col passare degli anni la loro fama venne a consolidarsi; tanto che a tutt’oggi esse sono quasi unanimemente considerate l’opera poetica più pregnante e vivace della lirica tedesca dell’intero novecento. Le Elegie, nota Francesco Roat, vogliono porsi quale discorso inteso ad abbracciare uomo e universo, realtà mondana e oltremondana, trattando temi quali l’angoscia e al contempo la felicità dell’esserci nell’orizzonte della finitudine, l’inesausta e mai paga tensione desiderante, la riconsiderazione della morte come mutamento all’interno di un essere che mai viene meno, il significato più sublime della gioia quale accettazione nei confronti della vita qualunque cosa essa rechi con sé: financo la sofferenza e l’exitus. E giusto questa sottolineatura della sconcertante, paradossale felicità che deriva dal consenso rispetto a declino, perdita, dolore e morte – attraverso un’accoglienza riappacificatrice la quale fa sì l’elegia da canto mesto sull’umana caducità si trasformi in peana gioioso – è, secondo Roat, la straordinaria e attualissima lezione delle Elegie Duinesi.
Francesco Roat – nato a Trento nel 1950. Insegnante di materie Letterarie nella Scuola Secondaria, attualmente svolge attività di consulenza editoriale. Dopo aver iniziato a scrivere su due giornali della propria regione – L’Adige e l’Alto Adige – è passato quindi a collaborare a testate nazionali. Suoi interventi fino ad ora sono apparsi su: Avvenimenti, Carta, Caffè Europa, Cafè letterario di Alice, Che libri, Diario, II Manifesto, II Mucchio selvaggio, II Nuovo, Inchiostro, Leggere, Liberazione, Liberal, L’Immaginazione, L’Indice, Linea d’ombra, L’Unità, Nautilus, Pickwick, Pulp, Stilos, Web Magazine, Wuz. Ha pubblicato il testo narrativo Melancolia nell’antologia Il belpaese-8 (Camunia), il libro di racconti Tra-guardo (Argo), i romanzi Una donna sbagliata (Avagliano), Amor ch’a nullo amato(Manni), Tre storie belle (Travenbooks), saggio L’ape di luglio che scotta – Anna Maria Farabbi poeta (Lietocolle).
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