Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza a Trento, mercoledì 28 maggio, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito «La dissoluzione del socialismo italiano». Intervengono Giancarlo Lehner e Massimo Libardi.
Nel 1919 il Partito socialista italiano era la principale forza del Paese, votata da un terzo degli elettori. Nel giro di soli due anni questo straordinario patrimonio politico andò disperso a causa dei contrasti tra la componente riformista e quella massimalista, culminati nella scissione di Livorno del 1921, che portò alla nascita del Partito comunista d’Italia. Una divisione drammatica, che trascinò verso il baratro tutte le forze democratiche, favorendo l’ascesa del fascismo.
Per spiegare le origini di quell’«errore irrecuperabile», Giancarlo Lehner, avvalendosi anche della documentazione inedita raccolta da Francesco Bigazzi, prende le mosse dagli storici eventi che sconvolsero la Russia nel 1917, quando, sotto la guida di Lenin, si impose l’estremismo dei bolscevichi, pronti ad annientare senza pietà dapprima la resistenza del potere zarista, poi tutte le voci non allineate.
Una linea ulteriormente rafforzata da Stalin, con cui giunse a pieno compimento l’instaurazione di un regime autoritario e repressivo, che, attraverso la Terza Internazionale, estese i suoi tentacoli su tutti i partiti «fratelli» degli altri Paesi. Lontana dall’essere uno strumento di dibattito e confronto paritario, l’Internazionale Comunista, attiva dal 1919, si caratterizzò infatti come semplice cinghia di trasmissione delle decisioni prese a Mosca. E fu proprio il Comintern a dare impulso alla scissione di Livorno che dilaniò il Psi.
Incominciò così una lunga sudditanza verso il Cremlino del Partito comunista d’Italia, i cui massimi esponenti riparati in Urss, a partire da Togliatti, dovettero mostrarsi zelanti esecutori delle direttive sovietiche, anche attraverso la delazione di compagni di partito, per non rischiare di essere a loro volta vittime delle famigerate “purghe”.
In questo clima i comunisti italiani ed europei svilupparono una marcata ostilità nei confronti delle forze socialdemocratiche, verso coloro che venivano bollati come «social fascisti» e «social traditori», considerati i veri nemici della rivoluzione e ritenuti spesso più pericolosi dei regimi nazifascisti verso cui non mancarono invece significative aperture.
Nella ricostruzione storica accanto ai fatti scorrono i personaggi, da Lenin a Stalin, da Togliatti a Bordiga, da Rosa Luxemburg a Gramsci, e gli scenari internazionali si intrecciano costantemente con le vicende italiane in un periodo cruciale della storia del Novecento.
Queste vicende, oggetto del recente Lenin, Stalin, Togliatti (Mondadori, 2014) di Giancarlo Lehner, vengono affrontate nell’incontro-dibattito La dissoluzione del socialismo italiano, che si terrà a Trento mercoledì 28 maggio, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55). L’incontro è organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale.