La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non le comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto.» È possibile che questa aspirazione diventi realtà? Come può nascere da questo cambiamento una società migliore? Ce lo spiega Gherardo Colombo, figura di primo piano del mondo del diritto, in questo suo nuovo libro che invita a riflettere su un argomento di grande attualità e profondo coinvolgimento civile e morale. In Italia spesso si sente parlare e si parla di una giustizia “malata”, di un’amministrazione della giustizia lenta e corrotta, di violazione sistematica delle leggi, di mancanza di legalità. Si ha la sensazione di vivere in un paese dove, sotto l’apparenza delle leggi uguali per tutti, trionfano in realtà il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà, un paese dove coloro che rispettano le leggi formali vengono scavalcati ogni giorno da coloro che le infrangono. Secondo Gherardo Colombo esiste un solo modo per uscire da questa sconfortante e drammatica situazione: riscoprire il senso profondo delle regole che stanno alla base della convivenza civile, ritrovare il punto di riferimento ideale, dei valori di base, a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi, libertà e limiti di ogni individuo. Il rispetto dei valori della persona è la strada da percorrere, indicata anche dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che prospettano un modello di convivenza orientato al riconoscimento e alla valorizzazione dell’altro. Una società “orizzontale”, la definisce Colombo, «che prevede una distribuzione omogenea dei carichi e delle possibilità, dei doveri e dei diritti in particolare quelli fondamentali, vale a dire quelli che garantiscono la base per un’esistenza dignitosa e il presupposto per l’emancipazione dell’individuo.» Questo modello si contrappone al modello “verticale”, basato sulla gerarchia e la competizione, uno schema imperante fino all’altroieri della storia, che privilegia pochi potenti, ricchi, influenti a discapito della moltitudine dei cittadini. «Se la società è davvero organizzata in modo orizzontale – scrive Colombo – le spinte e le occasioni per violare le leggi sono assai più limitate.» Se i diritti di base sono tutelati, la devianza infatti è meno diffusa, e possono prosperare il dialogo, il confronto e la responsabilità, a vari livelli: politico, professionale, civile e amministrativo. Tutti potrebbero partecipare più compiutamente al bene comune e raggiungere una propria realizzazione personale.
Molti passi in avanti sono stati compiuti per raggiungere una società come questa ma il cammino non è concluso, come dimostra il fatto che l’attuazione completa dei principi della Costituzione non è terminato. Anche sul piano culturale l’atteggiamento di noncuranza e a volte aperto disprezzo delle regole permane su vasta scala, sia a livello dirigenziale sia a livello del semplice cittadino. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica, e soprattutto i giovani, su questo argomento l’autore da anni partecipa a conferenze e incontri che si tengono in scuole, università, parrocchie e circoli di tutta Italia.
Un dibattito sul valore e sulla cultura della legge in Italia, come quello a cui ci invita Gherardo Colombo, è dunque non solo doveroso ma anche necessario, per chiarire l’importanza che ricoprono nella società non solo le istituzioni ma anche i cittadini e la loro consapevolezza che l’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale sia l’unico modo per realizzare una società migliore: più equa, giusta e vivibile.
Appuntamento venerdì 11 dicembre 2009 alle ore 20.30 presso il Palazzetto dello Sport di Colognola ai Colli (Vr).