09.04.08 – Trento – Desiderio di felicità e avversità del destino

Mercoledì 9 aprile 2009, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e la casa editrice Keller, in occasione della pubblicazione de La casa di Rosa di Hubert Klimko-Dobrzaniecki, organizzano un incontro-dibattito. Intervengono Roberto Keller, Sandra Mattei e Stefano Zangrando. Introduce Fernando Orlandi. Senza dubbio per la Polonia come per gli altri stati dell’Europa centro-orientale il 1989 è stato uno spartiacque epocale, con la cessazione dei regimi comunisti e la successiva fase di transizione.
In Polonia il decennio degli anni Ottanta era stato prima segnato da quell’agosto in cui aveva vinto la composta ribellione al regime, consacrata negli accordi di Danzica, che avevano costretto il potere ad accettare la legalità di un sindacato autonomo e indipendente. Ma all’euforia dell’agosto era poi subentrato il gelo del lungo inverno, con lo stato di guerra, con il regime comunista che aveva nuovamente dichiarato la sua aperta ostilità all’intera società.
Lo stato di guerra non aveva solo portato all’internamento e all’arresto di dirigenti e attivisti politici ma su un piano più generale e di lunga durata aveva ibernato la vita sociale dell’intero paese. Se la letteratura polacca fino al 1989, all’interno e all’estero, era stata segnata da un “noi e loro”, con l’inizio degli anni Novanta riaffiora scoprendo le differenze, mentre progressivamente perdeva presa il collante unificante della narrazione anticomunista. Le novità in tutte le sfere della vita collettiva si sono riflesse nelle opere narrative (a volte in tentativi non ben riusciti il cui il sociologismo prende il sopravvento rispetto alla creazione artistica): l’identità nazionale, il passato comunista e il futuro capitalista, la separazione dei sessi e le preferenze sessuali. Tuttavia non si è mai data né prosa esclusivamente d’avanguardia, né unicamente tradizionale, e soprattutto la letteratura non è stata toccata dal postmodernismo, verso il quale c’è stata una sorta di totale avversione. La cultura polacca ha così affrontato temi spinosi e delicati della storia patria: la nazione vittima sacrificale (del nazismo prima e del comunismo poi) e quindi il mito fondante dell’innocenza della società, il plurisecolare rapporto con gli ebrei, la differenza femminile e l’identità omosessuale. E poi ancora il “comunista” e il “capitalista”. Nel decennio successivo le cose si complicano, nella società come nella letteratura. Sulla vita letteraria del paese pesano poi i lasciti di grandi personalità, quali Bialoszewski, Gombrowicz, Milosz, Schulz e Witkacy. Ma non ci sono veri eredi al passaggio fra Ventesimo e Ventunesimo secolo.
In mezzo ai molti volti nuovi della letteratura, un giovane scrittore appare difficilmente incasellabile. Si tratta di Hubert Klimko-Dobrzaniecki. Nato nel 1967 a Bielawa, nella Bassa Slesia, ha studiato teologia, filosofia e filologia islandese. Nella sua vita ha svolto diversi mestieri, è stato un precario che molto si è arrangiato: spennatacchini, mimo, guardiano di maiali, operaio agricolo, contrabbandiere di diamanti, commerciante di caviale e di opere d’arte e assistente di anziani malati di mente. Scrive anche in islandese (in quella lingua ha pubblicato due raccolte di poesie) e la sua scrittura porta con sé una ventata di multiculturalismo. Nel 2003 ha pubblicato il volume di racconti Stacja Bielawa Zachodnia (Stazione Bielawa Ovest), e recentemente un lungo racconto Ko ysanka dla wisielca (Ninnananna per un impiccato) e il romanzo Raz. Dwa. Trzy (Uno. Due. Tre). Da poco si è trasferito da Reykjavik a Vienna.
La casa editrice Keller, nella traduzione di Marzena Borejczuk, ha dato alle stampe La casa di Rosa, selezionato per il prestigioso Premio Nike come miglior romanzo polacco dell’anno.
La casa di Rosa è un romanzo che parte da un tempo lontano e giunge sino ai giorni nostri, un affascinante gioco a incastro nel quale si può decidere quale percorso intraprendere: se dal passato al presente o viceversa. Attraverso una toccante storia d’amore, la vita quotidiana all’interno di una casa per anziani e le esperienze di un emigrante, La casa di Rosa affronta con originalità i diversi aspetti dell’essere uomini – nascere, amare, invecchiare e morire – ma si spinge anche oltre, lanciando uno sguardo lucido e talvolta spietato sull’essere vecchi nella nostra società.
Danuta Kowalik ha scritto: “Questa magnifica storia su persone semplici, sul desiderio della felicità e sulle avversità del destino induce ciascuno di noi a porci una domanda: che cosa conta di più nella vita?”.
Questo originale scrittore polacco viene presentato mercoledì 9 aprile 2009, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55). Ne discutono l’editore Roberto Keller, Sandra Mattei responsabile delle pagine culturali del Trentino e Stefano Zangrando dell’Università di Trento.

Hubert Klimko-Dobrzaniecki, La casa di Rosa (Keller, 2008, pp. 208), euro 13,00.