La serata di Grazia de Marchi, in sala polifunzionale a Valgatara sabato 8 novembre, ore 21,00, conclude idealmente il ciclo di incontri che la Pro Loco di Marano ha dedicato in ottobre alla conoscenza della nostra storia attraverso la memoria. Infatti il canto popolare è uno dei canali preferenziali della memoria: basta un ritornello, una strofa, un accenno di melodia e, con un attento e appassionato lavoro di ricerca (proprio come lo fa storico di mestiere con i suoi documenti), si apre un mondo, si comprendono e si collegano molte cose della civiltà contadina che ci siamo lasciati alle spalle. Il canto era la colonna sonora della vita quotidiana in un’epoca in cui, dato che non c’era un apparecchio in grado di fornirti a casa suoni e immagini e le opere in Arena erano ancora una novità e una rarità, la gente la musica se la suonava e se la cantava. Si cantava sul lavoro, nei campi e nella corte o nei filò, vendemmiando o spannocchiando, si cantava nelle osterie, nelle feste dei coscritti, nelle processioni e in tutte le funzioni religiose. E se i parroci dai pulpiti condannavano le musiche da ballo, poi mettevano in piedi cori e componevano magari incredibili inni per il santo patrono. Ancora oggi uno dei privilegi di un’importante confraternita, quella del Santissimo, è l’annuncio della morte del confratello con uno speciale e inconfondibile motivo suonato dalle campane.
Il lavoro di ricerca Grazia de Marchi lo ha fatto in gran parte qualche anno fa, ma il riproporre le canzoni e le musiche raccolte allora è un continuo aggiornamento della ricerca, sia perché mantiene vivo il ricordo di eccezionali testimoni, come Fiorina Chesini e Arturo Zardini, i quali attraverso la musica e il canto ci hanno trasmesso passione per la vita e per l’umanità, sia perché Grazia non si accontenta di riproporre freddamente le canzoni raccolte, vuole ricrearle nel loro contesto originario di festa, di canto di gruppo, di ninna nanna, di ballata, in cui comunque non c’era posto per l’ascoltatore freddo e distaccato, ma tutti erano coinvolti a cantare, a partecipare in qualche modo alla festa.
Questo intento di Grazia de Marchi (validamente sostenuta e accompagnata da Giusappe Zambon alla fisarmonica, Michela Cordioli alla chitarra e Piero Parona al violino) la troverà sabato una perfetta sintonia con la serata proposta dalla Pro Loco di Marano, la quale ogni anno vuole rinnovare la memoria della festa di San Martin, capodanno contadino, il giorno in cui scadevano i contratti agrari, i famigli (garzoni di stalla) tornavano a casa, magari con la loro misera paghetta annuale, i mezzadri talvolta cambiavano contratto e padrone e quindi casa e dovevano fare trasloco (far San Martin): un rimescolamento di progetti, una ripartenza che richiedeva un brindisi di incoraggiamento, in compagnia e in allegria e quindi a suon di canti e musica.
Noi pure e non solo a San Martin abbiamo bisogno di un brindisi di incoraggiamento e la serata di sabato, ispirandosi a una antica e comprovata saggezza, potrebbe darci le parole, le note giuste. (Giovanni Viviani)