«BIUTIFUL CAUNTRI», giovedì 5 giugno 2008 al cinema Kappadue di Verona alle ore 16,00, 17,30, 19,00, 20,30 e 22,15: il docufilm-shock sui rifiuti. «Ci stanno facendo morire come le pecore. Lentamente». Siamo ad Acerra, pochi chilometri da Napoli, ex zona lussureggiante della Campania Felix, ora cuore dell’emergenza ambientale. A parlare è un allevatore i cui capi sono condannati all’abbattimento, tutti con tassi di diossina intollerabili. E non sono gli unici esseri viventi ad apparire senza scampo. Con loro, come loro – respirano la stessa aria contaminata dai rifiuti tossici, si nutrono degli stessi prodotti della terra avvelenati – gli uomini, le donne e i bambini che, finora, se ne sono presi cura.
Benvenuti, allora, nel cuore di tenebra d’Italia. Nella Regione dell’emergenza rifiuti urbani, così come del business sempre più prospero di rifiuti nocivi; delle ecoballe intrattabili (troppo piene di sostanze tossiche per poter essere incenerite) accumulate in 35 milioni di metri quadrati di spazio; dei campi rom costruti sulle discariche illecite della camorra; dei cittadini che sanno di essere probabilmente condannati a morte prematura; di quelli che si rassegnano, e di quelli che combattono con un’energia e una competenza inesauribili. Benvenuti, insomma, nel triangolo della morte – Villaricca/Giugliano/Acerra, nell’hinterland partenopeo – raccontato in un documentario giù cult: Biùtiful cauntri. Pronuncia all’inglese, e ortografia italiana, per nominare il Belpaese. Il nostro. Dove tutto questo accade.
Scritto e diretto dalla montatrice Esmeralda Calabria, dal regista Andrea D’Ambrosio e dall’esperto di Legambiente Peppe Ruggiero, presentato con successo al Festival di Torino targato Nanni Moretti (ottenendo una menzione speciale), definito da Roberto Saviano uno strumento utilissimo per comprendere il disastro campano, il docufilm approda adesso al cinema Kappadue di Verona. Un film potente, intenso e sconvolgente. Da vedere, in primo luogo, per essere informati su una situazione così grave. Negli 83 minuti di pellicola, infatti, anche uno spettatore non particolarmente addentro alla vicenda può capire vastità e cause dell’emergenza. Il fallimento totale del ciclo dei rifiuti, con la società vincitrice d’appalto nella Regione (l’Impregilo della famiglia Romiti) che non ha saputo creare impianti a norma, e si è limitata a confezionare ecoballe. Ora accumulate a Giugliano, a poca distanza dai piccoli coltivatori di fragole e alberi da frutta.
E poi c’è il fiorire del business della camorra, con le oltre 1.200 discariche abusive (e sono solo quelle censite), tutte stracolme di rifiuti tossico-nocivi. Ci sono ad Acerra (dove a complicare la situazione ci sono anche i danni provocati da un ex stabilimento Montefibre), a un passo dagli allevatori di bestiame; a Villaricca, accanto alla discarica legale (poi chiusa perché non a norma); a Lago Patria, dove pascolano le bufale della celebre mozzarella. Il film fa ascoltare anche alcune intercettazioni telefoniche, in cui si sentono intermediari delle imprese del centronord che si mettono daccordo con gli imprenditori della camorra, per i trasporti e lo scarico di camion con rifiuti tossici: trasformando questa e altre aree campane nella cloaca d’Italia.