Come missionari e giovani appassionati per la vita e convinti della nonviolenza rifiutiamo in maniera secca gli abbinamenti «CHIESA – ESERCITO – MISSIONE»
Come cittadini rifiutiamo la guerra come strumento di risoluzione delle contese internazionali. Ci sentiamo costretti a fare appello di nuovo all’articolo 11 della nostra Costituzione ricordando che oggi anche il nostro paese è in guerra, in Iraq. Ci imbarazza la nostra presenza soprattutto in questi giorni in cui la violenza degli attacchi a varie città irachene si fa disumana e viola le stesse convenzioni internazionali.
Ci sgomenta l’aumento delle spese militari anche nel nostro paese in un tempo in cui dominano i tagli alla scuola, alla sanità, alla cooperazione e al sostegno delle categorie più povere.
Come cristiani invochiamo in questo avvento il Dio della Pace e della Nonviolenza, così come ci ha interpellati con la prima lettura della prima domenica di questo cammino di attesa: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la mano contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Is 2). Ripetiamo dentro di noi la posizione chiara delle prime comunità cristiane: “O il battesimo o l’esercito”. Ci sentiamo di fare di nuovo appello alle parole del card. Martino e del card. Tauran, che hanno definito la guerra in Iraq “ingiusta e immorale”. Ci sentiamo confusi per via di un magistero contraddittorio e riconosciamo che le posizioni favorevoli alla guerra e alla difesa dei nostri interessi sono contrarie al Vangelo. Continuiamo ad insistere con i nostri vescovi perchè ritirino i cappellani militari dall’Iraq.
Come missionari rifiutiamo l’uso dell’espressione “Missione di Pace” riferita all’azione dell’esercito. Conosciamo l’ambiguità della presenza militare in tanti paesi del mondo e -insieme alla rivista Nigrizia– denunciamo la militarizzazione stessa dell’aiuto e della cooperazione. Nella storia dei paesi in cui viviamo troppo spesso la chiesa è stata al fianco dello stato e la croce è stata affiancata alla spada. Troppo spesso l’espressione “Dio vi benedica” ha coperto violenze e intolleranza. Non crediamo in un Dio che benedice l’uso delle armi; la Parola di Dio e la vita di Gesù lo rinnegano.
Come giovani rilanciamo un modello di costruzione della pace che investa nella Difesa Popolare Nonviolenta, nella promozione della Giustizia, nella Cooperazione, nella Formazione alla nonviolenza e alla pace nelle nostre università, scuole, associazioni e comunità cristiane. Su questo ci stiamo impegnando da tempo e siamo disposti a investire tutte le nostre energie.
Per informazioni contattare lo staff del sito www.giovaniemissione.it – [email protected] (p. Dario)