Sabato 22 gennaio alle ore 17 presso la Sala Civica «Barbarani» di San Bonifacio, in Via Marconi n.5, nell`ambito del ciclo per il 60° di attività della Libreria «Bonturi», la libreria in collaborazione con l’associazione «Pugliesi nel mondo», la Consulta giovanile e l’assessorato alla Cultura di San Bonifacio, organizziano l’incontro con l’autore Angelo Roma, che molti consensi ha ottenuto dalla critica in queste settimane. Verrà presentato il libro «L’angelo ribelle». Introduce l’autore l’ingegnere Leonardo Di Noi, dell’associazione Pugliesi nel Mondo. Ingresso libero.
Di seguito l’articolo apparso sul Corriere della Sera inserto cultura:
Al suo secondo romanzo Angelo Roma, nell’«Angelo ribelle», mette in scena come io narrante Gabriele Borsoni, un bergamasco da più generazioni che racconta la propria vita avventurosa. Ultimo erede di una famiglia di stimati gioiellieri, per cui nella vita – prima di tutto – contano i soldi, è un figlio degenere votato a un’esistenza libera e movimentata, che non vuole starsene chiuso nella bottega del padre. Gabriele sa di non avere “un carattere facile”, si definisce tuttavia “generoso”, anche se ammette di essere vanitoso: vive infatti per “ricevere complimenti”, per piacere agli altri, oltre che per fare ciò che gli pare. Nella vita, “ogni giorno” è stato per lui “un gioco” in leggerezza. Ha del talento, ma non la voglia di coltivarlo: diventa cuoco, inventa dolci strepitosi ma cerca di non farsi legare da nessuno: non intende in alcun modo sacrificare la propria libertà. Va a Parigi e si accasa prima con Sophie, una donna più vecchia di lui da cui si fa “trasportare docilmente”: per lui diventa “mamma, amica, amante, guida filosofica”. Poi il legame si rompe, ma senza traumi. Bello, alto, “capelli lunghi” e “occhi azzurri” dallo “sguardo intenso, ribelle”, al giovanotto non mancano certo le donne; simpatico, per innata vocazione è pieno di amici. Riconosce in sé come dote principale quella dell'”autenticità”, che si accoppia con una “curiosità” che è la molla principale del suo muoversi nel mondo. Esaurita l’esperienza parigina, Gabriele salpa, come una sorta di chef minore, per una crociera: inventa aperitivi fantasiosi che piacciono ai clienti, ma il vincolo di stare sempre a bordo finisce per soffocarlo e allora decide di partire con un cliente (Robert) per la California per approdare a Las Vegas dove dovrebbe badare a un locale dell’amico. Ma c’è qualcosa di ambiguo nel comportamento di Robert che lo porta all’ultimo momento a non accettare una proposta favolosa. Gabriele decide dunque di tornare in patria, di stabilirsi a Bergamo dove “ogni cosa viene fatta con discrezione” e “con misura”: è un modo anche per difendersi dal suo istinto che lo porta a rischiare sempre troppo, di mettersi nella situazione di poter gestire meglio la propria vecchiaia. Lascia al fratello Giorgio l’antica gioielleria, fa qualche tentativo come chef in ristoranti raffinati, ma poi decide di mettersi in proprio e di inventarsi un’attività di catering che nasce e in poco tempo cresce a dismisura. Via via si trasforma da cuoco a manager. Il libro di Roma ha anche un finale a sorpresa edificante: ma per lo più si muove su un ritmo di allegretto, che rivela una capacità di narrazione senza eccessive ambizioni né di scrittura né di significato. Prevale il gusto di mettere in campo la storia di una vita di un personaggio che scansa i problemi come iattura, tranne l’ultimo che gli arriva all’improvviso sulle spalle e che riscatta il protagonista narratore in una presa di responsabilità che accetta con un senso di fatalità, pur sempre dominata dal gusto della scoperta.