«Medici per la Pace» partecipa a «LIBERA.MENTE», Venerdì 30 gennaio 2009 alle ore 8.00, presso l’aula magna del Liceo Corradini di Thiene (Vi). L’associazione di volontariato internazionale Medici per la Pace Onlus presenta agli studenti del Liceo Corradini di Thiene (Vi), all’interno del progetto LIBERA.MENTE: ABITARE IL MONDO, la propria esperienza in Italia ed all’estero.
Vi saranno due interventi:
Incontro col volontariato: Medici per la Pace. Presentazione della storia e delle esperienze di Medici per la Pace: in particolare verranno illustrati gli interventi in India (Uttar Pradesh e Jharkhand) e in Birmania, dove l’associazione promuove un progetto sulla malaria.
Le ragioni degli altri. L’esperienza di Medici per la Pace. In coincidenza con la giornata della memoria (27 gennaio) verrà ricordato e descritto l’olocausto perpetrato dai nazisti contro una specifica minoranza: la popolazione rom. Medici per la Pace promuove in Italia un’attività di sostegno di questo gruppo tutt’ora fortemente discriminato.
PORRAJMOS
Lo sterminio dimenticato
Il 27 gennaio, si ricorda una delle pagine più agghiaccianti della pur tormentata storia dell’umanità.
Nell’anniversario di quello che è considerato uno dei più orrendi crimini compiuti dal genere umano, è dovere di ognuno riflettere sulle atrocità del passato per comprendere e fermare gli errori del presente.
In quest’occasione l’associazione Medici per la Pace Onlus invita a ricordare, assieme all’olocausto degli ebrei, il più sconosciuto “Porrajmos”, il massacro sistematico attuato nei confronti di Rom e Sinti durante il secondo conflitto mondiale.
Il termine, che in lingua romani assume la valenza di “devastazione” e “grande divoramento”, è adoperato dalle popolazioni Rom per indicare lo sterminio nazista cui furono vittime tra 500.000 e 900.000 “zingari”.
Per molti anni, infatti, la storiografia ufficiale si è resa colpevole di aver ignorato la detenzione, la sterilizzazione forzata e l’uccisione di migliaia di zingari nei lager disseminati in Europa.
A differenza di quanto avvenuto per lo sterminio subito degli ebrei, di cui si è giustamente scritto e parlato, l’assenza di documentazioni e testimonianze riguardanti l’eccidio degli zingari, ha prodotto una diffusa e profonda ignoranza intorno a questo tema.
A determinare questa carenza storica hanno concorso molteplici cause, prime tra tutte l’assenza di dati demografici attendibili sulla reale consistenza della popolazioni Rom e Sinti nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, che ha ostacolato fin dal primo dopoguerra un chiaro e trasparente bilancio delle vittime.
Inoltre, come afferma il politologo Zoltan Barany, presso queste popolazioni l’analfabetismo e la mancanza del concetto di “storia scritta” hanno in gran parte impedito la trasmissione e la conservazione di testimonianze dirette.
L’associazione Medici per la Pace si adopera, dunque, affinché il ricordo si possa estendere a tutti gli oppressi e le vittime del regime nazista, siano essi testimoni di Geova o ebrei, omosessuali o zingari.
Non si deve ignorare che nei campi di sterminio, Rom e Sinti divennero cavie di crudeli esperimenti pseudoscientifici: molti di loro, ad esempio, furono obbligati ad ingerire acqua salata o esposti al freddo fino alla morte e a tanti altri furono intenzionalmente inoculati agenti patogeni.
L’accusa agli “Zigeuner” fu quella di assumere comportamenti considerati asociali ed individualisti; la loro “colpa” quella di essere diversi dallo stereotipo massificatore promosso dalle teorie naziste.
Per tragica ironia, la deliranti teorie razziali naziste riconoscevano proprio negli “zingari puri” i soggetti originari di una mitizzata discendenza ariana.
Questo non impedì ai carnefici di Hitler di rinchiudere gli zingari nei campi di sterminio, spesso in aree distinte da quelle in cui erano detenuti gli ebrei.
Lì, ammassati nelle baracche, abbandonati senza cibo e acqua, esposti al freddo e alle malattie, gli zingari morivano in modo lento e atroce.
Nonostante le crudeltà di cui furono vittime, questi popoli non hanno ancora ricevuto giustizia.
Ancora oggi, paradossalmente, Rom e Sinti sono spesso costretti a vivere in condizioni di emarginazione estrema povertà.
Così come aleggia una forte ignoranza in merito all’olocausto di Rom e Sinti, si registra anche un quasi totale disinteresse tra i cittadini italiani su quali siano gli usi, i costumi e la storia di questi popoli. L’ignoranza a sua volta anima un sentimento di diffidenza e paura che impedisce un avvicinamento ed una conoscenza culturale reale. Diviene così sempre più difficile l’apertura di un dialogo e di un confronto propositivo con il quale trovare soluzioni concrete alle incomprensioni esistenti tra cittadini italiani e popolazioni definite “zingare”.
Nella sua azione a sostegno delle fasce deboli, quale sia la loro etnia, religione e nazionalità, Medici per la Pace sviluppa da anni un intervento sanitario, e non solo, volto ad alleviare le problematiche di una comunità Rom che risiede nella provincia di Verona.
“Emancipazione ed Integrazione” è appunto il nome di un progetto rivolto alla comunità Rom di Verona sostenuto dal Centro Polifunzionale Don Calabria, da Cooperativa Azalea e da Caritas Diocesana, cui collabora, per gli aspetti socio-sanitari, Medici per la Pace Onlus .
L’intervento, nel suo complesso, ha l’obiettivo di sostenere l’inserimento di soggetti rom nel settore lavorativo, di favorire e promuovere l’integrazione scolastica dei bambini, di tutelare la salute e di aiutare le famiglie ad ottenere una sistemazione abitativa adeguata.
L’associazione Medici per la Pace, in particolare, accompagna i rom nell’utilizzo delle strutture di Servizio Sanitario Nazionale da parte degli aventi diritto, e ne facilita l’ interlocuzione con medici di base e specialisti, educa alla salute, all’igiene e alla corretta nutrizione.
Il 27 gennaio è il giorno in cui il ricordo del massacro compiuto durante la seconda guerra mondiale offre spazio a riflessioni e a propositi di evoluzione culturale e sociale:
tra questi devono esserci senza dubbio la promozione di valori di tolleranza, di comprensione e di accoglienza del diverso.
Ricordare e rispettare tutte le vittime dell’ideologia nazista significa anche, e innanzitutto, riconoscere e non reiterare gli errori del passato e, imparando dalla tragica lezione della storia, eliminare tutte le tracce di discriminazione che esistono ancora nell’uomo nei confronti di ogni altro essere umano. Non possiamo restituire giustizia alle vittime. Offriamo loro ricordo, verità e rispetto.