Sabato 7 e domenica 8 giugno a Verona ATTAC ITALIA terrà la propria assemblea nazionale (tutte le info su www.attac.it). Un appuntamento che cade in un momento politico particolare e in un luogo divenuto tragicamente paradigmatico. Le recenti elezioni politiche hanno restituito l’immagine di un Paese sempre più socialmente frammentato, teso, impoverito nel reddito e nelle protezioni sociali, che affida le sue sorti ad una destra sempre più aggressiva sul piano politico e sociale e regressiva sul piano culturale. Soprattutto, ci troviamo per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana con la totale assenza dal Parlamento di qualsiasi gruppo politico che abbia, anche solo nell’immaginario simbolico, la prospettiva del superamento del modello capitalistico e dell’orizzonte neoliberista. Paradossalmente, al massimo di frammentazione sociale corrisponde il massimo di semplificazione istituzionale e ad una tensione costante nelle relazioni sociali corrisponde il massimo dell’omogeneità politica. In tale quadro, e di fronte ad una crisi economica e sociale che mostra i suoi effetti devastanti nella vita quotidiana delle persone, è evidente come le politiche securitarie –già abbondantemente utilizzate dai diversi schieramenti in campagna elettorale- rischino di diventare l’unico terreno dell’azione politica. Per dare una risposta funzionale all’insicurezza che attraversa sempre più estese fasce di popolazione, per dichiarare come problema di ordine pubblico qualsiasi anomalia, dai conflitti sociali alle vertenze territoriali sino alla stessa esistenza dei poveri come disturbo al decoro urbano. É evidente come, nella crisi della democrazia rappresentativa dovuta ai fenomeni di globalizzazione finanziaria e al costante ritiro del ruolo del “pubblico” nell’indirizzare e gestire i processi economici e sociali, i poteri forti abbiano necessità di coniugare l’espropriazione dei beni comuni e dei diritti sociali con la necessità di una società fortemente verticalizzata, dirigista e autoritaria. Se questa regressione culturale dai cieli della politica scende nei territori della quotidianità, allora l’orizzonte diventa quello della ferocia sociale, frutto della solitudine competitiva e del via libera alla ripresa di terreno da parte di formazioni e gruppi di stampo razzista e di ideologia nazi-fascista. É in questo contesto che si situano l’omicidio di Nicola a Verona, ma anche il femminicidio di Lorena a Niscemi, o l’assalto ai campi rom di Ponticelli a Napoli. Ma se il quadro politico e sociale ha subito una forte sterzata a destra, è altrettanto vero che la società è tutt’altro che pacificata. E se la sinistra politica ha da tempo, e in particolare con l’esperienza recente del Governo Prodi, perso il significato di sé e la connessione con il proprio popolo, nondimeno questi anni sono attraversati da forti movimenti e vertenze territoriali che, dall’acqua ai beni comuni, pongono l’imprescindibile necessità di un altro modello di società e di democrazia.
Attac Italia in questi anni, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità, è stata parte di questi percorsi, da una parte producendo formazione orientata all’azione, dall’altra ponendosi direttamente nei percorsi di costruzione dei movimenti, a partire dall’importantissima esperienza del Forum italiano dei movimenti per l’acqua e provando a costruire, in un percorso di forte tessitura sociale e senza scorciatoie, elementi di connessione e di intreccio tra le diverse vertenze territoriali che oggi rendono più praticabile l’ipotesi della progressiva costruzione di un forum dei movimenti in lotta per i beni comuni.
É evidente come questo percorso debba rispondere da una parte alla necessità di riaprire per tutte le lotte e le vertenze in corso il tema di un orizzonte più generale, che le renda capaci di passare dal mutuo soccorso fra le stesse alla costruzione di alternative concrete; dall’altra alla necessità di riaprire il fronte dei beni comuni e dei diritti sociali come alternativa alla frammentazione, alla solitudine precaria e al riemergere dell’intolleranza sociale.
Di tutto questo vorremmo discutere nella nostra assemblea nazionale. Su tutto questo vorremmo che tutte/i partecipassero alla discussione. Per capire collettivamente dove ci troviamo, per costruire assieme un più forte ruolo della nostra associazione in una fase che si presenta come molto difficile e gravida di tensioni, ma che richiede ai movimenti un importante salto di qualità, nell’intelligenza collettiva da mettere a disposizione, nella capacità di mobilitazione, territoriale e non solo, da esprimere. Per questo abbiamo pensato alla nostra assemblea nazionale come a un percorso di discussione comune, divisa in parti e argomenti che tuttavia vogliono essere trame di un unico intreccio. Abbiamo pensato di dedicare la prima parte di sabato ad una discussione che abbiamo intitolato “Diritti sociali o comunità reazionaria : quale sicurezza?”, con l’intento di costruire un nostro autonomo punto di vista su quanto sta avvenendo nei territori e nelle relazioni sociali ed elementi per indirizzare la nostra capacità d’azione. Abbiamo chiamato la seconda parte di sabato, che pensiamo in diretto collegamento con la prima, «Territori, beni comuni, democrazia: dal mutuo soccorso all’alleanza sociale», per provare a capire, sulla base delle nostre esperienze concrete, come costruire il percorso di intreccio fra le vertenze territoriali in direzione del forum dei movimenti per i beni comuni.
Dedicheremo la prima parte della discussione di domenica a : «La rete europea di Attac. Per l’Europa dei movimenti sociali», cercando di connettere la discussione della giornata precedente con la dimensione dell’Europa, anche in vista dell’Università europea di Attac che si terrà in Germania ad agosto e del Forum Sociale Europeo che si terrà in Svezia a settembre.
Infine, ma non per importanza, la seconda parte di domenica si chiamerà “ I numeri di Attac. Presente e futuro”, ovvero un momento di riflessione sulla nostra associazione, sulla sua struttura e sul suo ruolo, sui suoi limiti e le sue potenzialità.
In questi anni, come Attac, abbiamo costruito importanti esperienze e percorsi. Pensiamo di avere ancora molte cose da dire e da fare. Vorremmo parlarne con tutte/i voi.